29 ottobre 1979

L’arte e la storia, al primo sguardo due sentieri separati, paralleli ma divisi, a volte si mostrano molto più uniti e interconnessi, confermando una semplice verità: arte come espressione della memoria storica. Ogni pittura, ogni scultura, ogni poesia, ogni opera dell’arte in generale rappresenta un’unica e sempre diversa forma del ricordarsi, cambiando solo nel linguaggio espressivo. Questo fondere in una sintesi superba la storia e l’arte, il reale e l’ideale, viene espresso perfettamente da Ugo Foscolo con un’interpretazione della parola poetica, la quale “non è sottoposta alle leggi materiali, quindi la sua armonia può sfidare i secoli, vincere il silenzio a cui sono destinate le opere umane, conservando in eterno il ricordo”.

Può l’arte avere la funzione di monito, di memento spirituale ed emotivo? Certamente sì. Le forme d’espressione artistica sono tali e diverse che da ognuna di esse è lecito attendersi qualcosa ben oltre il reale estetico. Percepire l’opera d’arte in una sua funzione emotiva e sociale è poi, un traguardo ragguardevole, che concepisce in sé anche un’azione divulgativa ed educativa; tale è se, nello svolgimento della sua funzione sociale, viene attuata una rievocazione di qualcosa altrimenti perduto. Così l’arte si fa memoria e l’opera d’arte si fa ricordo.

Ed e proprio in questa luce che si presenta l’opera d’oggi, il Monumento ai Caduti di Fragalà, scultura donata ai cittadini di Melissa il 29 ottobre 1979 da Ernesto Treccani, in occasione dell’anniversario della cosiddetta ‘strage di Melissa’. Qui, l’arte diviene una chiara espressione di memoria storica, conservando il ricordo di un episodio drammatico della storia italiana  – in particolare calabrese – ovvero l’eccidio dei contadini nel Feudo di Fragalà avvenuto trenta anni prima.

Nonostante la guerra fosse oramai terminata, le condizioni in cui versava gran parte della popolazione erano disastrose. Durante l’ottobre del 1949 numerosi contadini calabresi si riunirono per chiedere all’unisono il rispetto delle condizioni sancite nei decreti per l’agricoltura emanati nell’autunno del 1944, i decreti Gullo, dal nome dell’allora ministro dell’Agricoltura. Gullo, giurista calabrese, volle con tenacia provvedere alle condizioni dei contadini consentendo loro di riunirsi in cooperative al fine di ottenere in concessione terre occupate o incolte. Ma, una volta giunta notizia della protesta a Roma, nel sud vennero inviati dei reparti armati pronti a sedare la protesta nel sangue.

Il 29 ottobre 1949, infatti, i contadini di Melissa seguiti dai propri familiari, occuparono pacificamente le terre incolte in contrada Fragalà, la tenuta del barone Berlingeri. La polizia entrò nel fondo con l’intenzione di scacciare i contadini che l’avevano occupato e, vista la loro resistenza, dopo vari tentativi di liberare i terreni, aprì il fuoco. Tre persone furono uccise: “Francesco Nigro cadde per primo a 29 anni, Giovanni Zito ad appena 20 anni ed una giovane donna di sole 24 anni, Angelina Mauro, ferita mortalmente, morirà qualche giorno dopo all’ospedale di Crotone. Morirono piantando per sempre la loro vita sul fondo di Fragalà, perché quella terra non rimanesse incolta ed il frutto del lavoro fosse dei lavoratori…”.

Questo evento ebbe una risonanza così grande che diventò anche fonte dell’ispirazione artistica, specialmente per il sopra nominato Ernesto Treccani. Il giovane artista milanese resto così colpito da questo drammatico episodio che si recò a Melissa interessandosi dei problemi e delle condizioni di vita degli abitanti della zona.  Proprio qui iniziò il suo impegno culturale e politico mostrando il potenziale nascosto nel presente, nel contestuale momento storico, di diventare il fattore definitivo di un’attività artistica. Questo episodio fu per Treccani il punto di partenza per il ciclo letterario “Da Melissa a Valenza”  e trenta anni dopo nel 1979, a testimonianza di quanto la vicenda toccò nel profondo la popolazione e l’artista, egli fece omaggio alla città di Melissa con l’opera che oggi noi presentiamo.

Rappresentando una figura umana che si dispera mentre un animale stramazza al suolo, la scultura si dichiara come il luogo privilegiato di ricerca della forma, di una struttura compositiva che, in primo luogo, ci invita a riflettere e soprattutto a non dimenticare l’evento e le sue vittime. Conservando i loro nomi, il monumento non si conclude come centro catalizzatore di valori di un dato momento presente della civiltà ma anche come il messaggio che travalca del tempo, esaltando il ricordo di chi lottò per la terra, di chi lottò per i suoi diritti.

A rimembrare l’accaduto anche le parole di Roversi-Dalla nel testo della canzone Passato Presente del 1973: Il passato di tanti anni fa/alla fine del quarantanove/è il massacro del feudo Fragalà/sulle terre del Barone Breviglieri/Tre braccianti stroncati/col fuoco di moschetto/in difesa della proprietà./Sono fatti di ieri/.

Perché l’arte in questo luogo storico ci porta conoscenza e consapevolezza di ieri e del presente. E dalla consapevolezza al senso di responsabilità, il passo è davvero molto breve.

Quale comportamento sceglieremo di adottare, dunque, quello dell’uomo o quello dell’animale?

Vi invitiamo anche a partecipare a la visita virtuale del monumento alla pagina web di www.melissaturismo.it.

 

Ernesto Treccani
Monumento ai Caduti di Fragalà
1979
Scultura in legno
Melissa, Calabria

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