12 novembre 1643

Per parlare dell’arte nelle Fiandre si deve assolutamente cominciare con Peter Paul Rubens, indiscutibile caposcuola del Seicento fiammingo. Con la sua eccezionale dote e il marcato carattere italico e classicheggiante, dona una sorta d’inviolabilità alla pittura di questa zona. Caratterizzata dalla Controriforma e dall’esigenza di rappresentare la ‘Chiesa Trionfante’, di rafforzare la fede minacciata dalla Riforma protestante, l’arte barocca di questo periodo ci dona grandiosi cicli ed imponenti altari a tema sacro. Con uno di questi capolavori comincia la storia d’oggi: il 12 novembre 1643, quando Rubens ricevette un acconto di 300 fiorini per la realizzazione dell’Adorazione dei Magi nella Chiesa di San Giovanni a Malines.

La città di Malines divenne, verso la fine del cinquecento, uno dei centri più rappresentativi dell’Arte cristiana. La città mantiene questa posizione attraverso tutto il diciassettesimo secolo e questo si riflette nella ricchezza dei tesori ospitati nella Chiesa di San Giovanni, la quale – seppur  piccola – contiene molti oggetti artistici come il famoso trittico di Rubens costruito sopra l’altare maggiore.  L’adorazione dei Magi rappresenta il quadro principale dei tre sulla predella; sull’imposta a sinistra c’è la Decollazione di San Giovanni Battista, mentre sulla destra si vede il Martirio di San Giovanni Evangelista. Il lavoro di Rubens per questa chiesa non finisce qui, anzi, egli realizzò altri cinque tele: a tergo delle due imposte è dipinto San Giovanni Battista nel deserto e San Giovanni Evangelista nell’isola di Patmos, mentre, sotto l’altare si trovava a destra la Resurrezione di Gesù Cristo, in mezzo Cristo in Croce e infine sulla sinistra l’Adorazione dei pastori. Tramite la ricevuta originale ed il conto conservati nella sagrestia della chiesa, sappiamo che la mano di Rubens impiegò non più di diciotto giorni per compiere l’intera opera. Una tempistica che stupisce vista l’accuratezza e la dovizia di esecuzione.

La composizione principale, L’adorazione dei Magi, rappresenta il momento in cui la Vergine (il cui volto è il ritratto della prima moglie di Rubens, Isabella Brant) mostra il bambino ai Magi, con San Giuseppe alle spalle ed il corteo dei Magi che si dispone intorno ai protagonisti nella parte sinistra della scena. L’opera colpisce per le dimensioni, per la vivacità del colore e la grande intensività emotiva, nonché per l’impostazione classica, centrale nell’opera di Rubens. Difatti, il soggiorno di Italia, l’arte classica e i grandi maestri come Tiziano, Tintoretto, Michelangelo, Raffaello, Caravaggio sono stati dei costanti riferimenti durante la sua formazione, a tal punto che Bernard Berenson lo definì “un pittore italiano”.

Questo viatico, fu per il cammino di Rubens un dono prezioso che egli fece poi a l’arte fiamminga, introducendo l’utilizzo di tele di grandi dimensioni, a discapito del piccolo formato prediletto fino a quel momento.  Rivoluzionò così il modo di concepire lo spazio nella pittura fiamminga: in ogni opera l’evento si svolge in uno spazio (architettonico e non) organizzato e costruito dalla luce stessa, colei che Rubens ha sapientemente colto in Caravaggio come elemento rivelatore e che nei suoi dipinti ha eletto ad artefice plasmatore della scena. Essa non è illuminazione, è materia che agisce sul colore e sull’azione.

Con Rubens nasce il barocco nei paesi fiamminghi e l’utilizzo che egli fece della luce giunge a noi come un presagio di come verrà concepita dai pittori Impressionisti. Uno sguardo rivolto talmente verso il futuro che gli rese un ruolo di centrale importanza nel panorama dell’arte seicentesca e nella storia dell’arte odierna.

Per ammirare le opere di cui abbiamo parlato, vi invitiamo a percorrere le navate de l’Église Saint-Jean de Malines attraverso lo uno straordinario e sorprendete tour virtuale.

Il dettaglio in copertina è tratto da:

Peter Paul Rubens
Autoritratto
1623
Olio su Pannello
85.7 × 62.2 cm
Londra, Royal Collection

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