15 ottobre 1894

Talvolta si è abituati a vedere la storia dell’arte ed i suoi protagonisti impressi nell’immaginario collettivo come entità statiche, ormai cristallizzate nel tempo. Entità spesso in grado di comunicare con noi esclusivamente grazie alle loro opere. Per ovvie ragioni, nello studio scolastico (e raramente universitario), la quotidianità degli individui che hanno preso parte al racconto artistico della storia dell’uomo viene quasi totalmente a mancare. La fervida espressione dei panorami artistici e delle correnti viene talora ridotta a mero termine ombrello, rilegando la naturalezza e lo spirito del vivere quotidiano ad uno sfondo se non a l’oblio. Eppure, è proprio nella quotidianità che spesso nasce l’arte e nel percorso giornaliero che ogni artista ha disegnato e battuto nella sua vita.

Eletta oggi a rappresentare tale pensiero, l’opera di Manet, Il porto di Bordeaux, conserva per noi un duplice messaggio. Nel dipinto l’artista osserva dagli Chartrons le sponde della Garonna dove diversi uomini si affaccendano nel ripiegare le reti da pesca. Una pratica ripetuta ogni dì al porto fluviale, un rituale immortalato dall’artista parigino. L’opera riscosse l’apprezzamento di un contemporaneo di Manet, difatti, nel 15 ottobre 1894 venne acquistata da Renoir per 200 fiorini a testimonianza di un’altra quotidianità: quella fatta di due pittori che si stimavano a vicenda, che vivevano e consumavano l’arte che creavano. Il porto, almeno per oggi, incarna l’importanza della quotidianità che fa al contempo l’essere umano pescatore ed artista.

“Il piacere che ricaviamo dalla rappresentazione del presente dipende non solo dalla bellezza di cui può adornarsi, ma anche dalla sua qualità essenziale di presente”, scrisse Baudelaire in un saggio denominato Il pittore della vita moderna. Fu proprio questo elemento, quello di voler rappresentare nelle proprie opere la vita quotidiana e la fugacità del presente, a rendere Edouard Manet una figura fondamentale nella transizione dal Realismo al Impressionismo.  Il rifiuto di aggregarsi ad entrambi i gruppi, rende la sua figura assolutamente unica nell’aprire la strada alla pittura moderna. “Manet, in rotta con quelli che l’hanno preceduto, aprì il periodo in cui viviamo”, osserva Georges Bataille e poi continua: ”in dissonanza col mondo in cui visse, che egli scandalizzò”. Come? Rimettendo in discussione l’arte intera, specialmente con i suoi quadri Colazione sull’erba e Olympia.

Nonostante tutti gli attacchi che la sua arte subì, Manet trovò in una cerchia di giovani artisti (anche loro insofferenti alla pittura ufficiale del tempo e alla ricerca di uno stile diverso, fluido e naturale) suoi ardenti estimatori, come il sopra menzionato Renoir. A partire dal 1863, l’artista iniziò a riunirsi con loro al Café Guerbois, un locale parigino al numero 11 del Viale di Batignolles, dove essi avevano riservati i primi posti. Il gruppo era composto da pittori come Paul Cézanne, Claude Monet, Camille Pissarro, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir e Jean-Frédéric Bazille, ma anche lo scrittore Émile Zola e il fotografo Felix Nadar e molti altri erano frequentatori di queste unioni serali, dove il giovedì si discuteva di arte.

Questi confronti del Gruppo di Batignolles (com’erano chiamati questi artisti) hanno dato origine al movimento impressionista, spesso superficialmente interpretato come solo un nuovo modo di comprendere la luce e le sue realizzazioni solo una tecnica rivoluzionaria. Ma l’impressionismo fu molto più importante: fu una nuova visione del mondo e della realtà, la quale, usando i giochi di luce, trascura le forme, le dissolve e va quasi all’astrazione pura.  L’immagine si riduce alla superficie dei contrasti colorati di diversa intensità di luce, suggerendo per la prima volta gli ideali di una pittura pura, liberata da ogni significato.

Qualcosa che cambierà l’arte per sempre.

Edouard Manet
Il porto di Bordeaux
1871
Olio su tela
66 x 99,5 cm
Zurigo, Collezione E.G Bührle

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