8 ottobre 1888

La mano e l’anima che ci hanno regalato l’opera di questa settimana, sono quelle di un artista straordinario, dotato di una sensibilità delicatissima. La fama della tormentata vita di Vincent Van Gogh ha spesso preceduto la sua arte. Con circa quasi 900 quadri dipinti e solamente uno venduto, l’artista olandese collezionò delusioni e fallimenti tali che lo spinsero oltre il limite della sua fragile sanità mentale diverse volte ma che con ogni probabilità contribuirono all’essenza stessa della sua arte, così tormentata e viva.

Eppure, le sue opere non furono sottostimate solamente dai suoi contemporanei. Egli stesso, l’8 ottobre 1888, in una lettera diretta al fratello Theo redatta durante il suo soggiorno ad Arles, liquida in breve alcuni tra i suoi massimi capolavori come Il campo arato, Notte stellata, Il giardino dei poeti, Il vigneto rosso, definendoli – con le sue stesse parole – in breve, paesaggi romantici. Fu proprio Il vigneto rosso l’unico dipinto che egli riuscì vendere e a comprarlo, forse più per cortesia che per reale interesse, fu la pittrice impressionista Anna Boch. Ma la rivalutazione di Van Gogh avvenne rapidamente. A sei mesi dalla sua morte, dipartì anche Theo; i suoi amici, coinvolti per una mostra indipendente, raccolsero anche dieci tele di Vincent che furono tra le più apprezzate.

Il rapporto tra due fratelli, così intimo e simbolico, li vide legati anche nella morte e rappresenta la più completa fonte per comprendere Vincent come artista e come uomo, una specie di diario che entra nei segreti della sua anima e racconta la sua vita attraverso le lettere scritte a Theo. Nessun artista ha scritto cosi tanto: dalla fine del settembre 1872 alla fine del luglio 1890 egli scrisse più di 900 lettere, offrendoci uno sguardo interno sul suo sviluppo artistico e permettendoci la comprensione delle sue concezioni artistiche. Questa forte compenetrazione tra il mondo artistico e quello letterario dell’artista trasmette al meglio il suo rapporto con la pittura e il dipingere, dove l’Arte rappresenta uno stato di necessità: non soltanto un linguaggio più adatto per esprimere le emozioni e le sensazioni della sua anima, ma la densità fisica di un’azione, di un compito affrontato in una maniera quasi fanatica. Le sue parole: “Per il mio lavoro, io rischio la vita e la mia ragione vi è quasi naufragata”, riflettono il modo in cui, specialmente nell’ultimo periodo della sua vita, affrontò il processo di pittura: Van Gogh dipinge in fretta, in una trance, lottando con la malattia.

Questa intensità con la quale affrontava il mondo e – in special modo – il suo lavoro artistico, lo portò alla scoperta del colore e del suo puro valore espressivo, attraverso il quale riusciva a trasmettere la sua espressione interiore, il movimento dell’anima. Vincent Van Gogh sentì il colore come un essere vivente e dinamico, come un simbolo del destino umano, per cui divenne l’elemento decisivo del suo dipinto, la sua realtà indipendente. Lo utilizza in condizioni grezze, direttamente dal tubo, in rapporti ruvidi e contrasti invadenti; lo utilizza anche come disegno, per definire la forma, per organizzare la composizione e per definire idee. Anche se nella sua essenza e nel suo carattere contiene dinamismo e esplosività interna, il colore non viene messo su tela per caso, automaticamente e non controllato, ma in accordo con il sistema artistico sviluppato: nel quadro di Van Gogh tutto è allineato e collegato. Così, dietro l’oscillazione passionale e del plagio psichico, troviamo un’alta concentrazione artistica e intellettuale. La sua pittura non seguì la sua natura impetuosa e nevrotica, ma riuscì a resisterle cercando di superarla.

La sua immagine, non rappresenta l’inferno in cui ha vissuto, ma la visione di un paradiso perduto.

È difficile osservare le opere di Van Gogh e non percepire l’intima disperazione dell’incomprensione ed è altrettanto complesso riuscire a immaginare cosa proverebbe oggi l’artista nell’entrare in musei che portano il suo nome, passeggiando tra collezioni che fanno di una sua opera la punta di diamante. Nell’episodio 5×10 della serie televisiva “Doctor Who”, gli sceneggiatori hanno calato un esterrefatto e commosso Van Gogh in questa realtà. Un appassionato dono ad uno dei più grandi artisti mai esistiti, l’ennesima opportunità per tributare alla sua memoria che il suo lascito non sono stati semplici paesaggi romantici ma alcuni tra i capolavori fondamentali della storia dell’arte.

Van Gogh,
La vigna rossa,
1888,
Olio su tela
75x93cm,
Mosca, Museo Puškin delle belle arti

2 thoughts on “8 ottobre 1888

    1. Rosanna grazie per il tuo commento appassionato. Ci uniamo al tuo tributo verso Vincent Van Gogh che certamente avrebbe apprezzato molto l’esser stato definito il poeta dei pittori.

      Ti consigliamo di non perderti il film che uscirà prossimamente su di lui: completamente… dipinto. Al cinema il 16-17-18 ottobre. Un evento imperdibile.

      https://youtu.be/CGzKnyhYDQI

      Saremmo lieti qualora tu ci seguissi anche su Facebook per altre informazioni come questa!

      https://www.facebook.com/Whats-happened-1945801572412314/

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