La giovane Frida aveva solo 18 anni quando, tornando a casa, venne coinvolta in un terribile incidente con un tram. Dimessa dall’ospedale, fu costretta ad anni di riposo a letto con il busto ingessato. Questa disgrazia e il dolore che ne scaturì, segnarono in maniera indelebile il suo corpo, la sua anima e la sua stessa Arte. Nell’opera, dipinta solo quattro anni dopo l’incidente, la Kahlo si rappresenta come una giovane donna seduta sul tram con uno scialle rosso; sullo sfondo – vicino le ciminiere fumanti di una fabbrica – una piccola taverna, La Risa, celebra con sarcasmo e black humor il terribile avvenimento.

Lo stimolo a l’Arte e alla creatività nascono spesso proprio a ridosso di un periodo di turbamento emotivo e/o di sofferenza. Il filosofo tedesco Nietzsche, inferendo a livello filosofico sopra gli effetti del dolore sull’animo umano, scriveva che la sofferenza più intensa e profonda nobilita l’anima in quanto, bruciando lentamente, scava dentro di noi portandoci naturalmente a porci domande più profonde, più rigorose. A queste parole, come altri prima di noi, vorremmo avvicinare anche quelle di uno dei maggiori traduttori dell’angoscia e del turbamento in espressione artistica: Edvard Munch. Era opinione del pittore norvegese che ogni forma d’Arte dovesse nascere o quantomeno ricevere una spinta da una ricerca profonda del sé e dal desiderio di aprire se stessi, fornendo all’atto creativo lo stesso sangue del nostro cuore.

Noi non possiamo affermare che l’Arte è materia esclusiva della sofferenza o dell’introspezione o ancora della serenità e della spensieratezza, certamente non in assoluto. Oggi c’è un’altra parola che abbiamo scelto per trasmettere al meglio che ciò che per noi rappresenta l’Arte di Frida Kahlo: passione.

Una parola che esprime sia il fuoco del dolore che ardendo ci consuma sia quello dell’Amore che con altrettanto vigore edifica lo spirito ed alimenta l’Arte.

Frida Kahlo,
L’autobus,
1929,
Olio su tela,
25.8 x 55,5 cm,
Città del Messico, Collezione Dolores Olmedo